La via poetica: linguaggio e pratica per la meraviglia

“La poesia non è stata scritta per essere analizzata. Deve ispirarci al di là della ragione,deve commuoverci al di là della comprensione” (N.Sparks)

Ci sono occasioni in cui la poesia riesce a parlare a tutti coloro che le si accostano,affondando con grazia limpida ed accessibile, talvolta con acuta e sofferente determinazione,nelle ordinarie eppure particolarissime manifestazioni della vita quotidiana.

Come dice Fortini scrivere e leggere poesia è necessario anche se apparentemente sembra inutile:il dibattito nella comunità oramai è sopito,oppressore ed oppresso vivono l’uno accanto all’altro;addirittura, scrive, “l’odio è cortese” e non si sa più di chi sia la colpa

Compito del poeta è vigilare e testimoniare su quello che accade dentro e fuori la condizione umana ed in questo avverte: “La poesia non muta nulla.Nulla è sicuro. Ma tu scrivi!”

Quindi il vero mutamento che compie la poetica, sembra dirci,è dentro l’essere umano,dove per l’appunto conduce,e non fuori di esso.

La poesia non ha lo scopo di razionalizzare,ma di esprimere in versi,sentimenti e idee,dare sensazioni,fino a crearne.
E’ una forma di comunicazione intransitiva,dove sono secondari gli scopi pratici (informazioni, insegnamenti) propri della prosa e della società contemporanea:il testo poetico esercita la sua funzione nel farsi leggere,ricordare,meditare(citare se si vuole);invita il lettore a soffermarsi e far viaggiare l’immaginazione sulla spinta delle emozioni e delle immagini che evocano

Una funzione assolutamente terapeutica.Mi piace definirla anche pericolosa,perché in totale controtendenza,mette in luce,sorveglia i luoghi dell’anima e scuote i fuochi interiori sopiti dalla società cinica ed infodemica

La via poetica nasce dal sogno come viatico dominante,percorso analogico e simbolico,assoluta mancanza di separazione tra l’Io e la realtà esterna.Si sposa molto con l’idea di Hillman per cui la Psiche ci circonda prima che abitarci.
La poesia è mediatrice,da sempre.

Dante e Beatrice nel II Canto del Paradiso penetrano la Luna come un raggio di luce penetra nell’acqua senza scompaginarla.
Un invito al viaggio di intimità con sé e l’altro,a una vicinanza che non implichi la profanazione.


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