“Il cuore è come il cielo:solo quando si apre può essere sereno” (Emanuela Breda)
Parlando con gli amici e lavorando con i miei pazienti noto sempre più spesso che esiste un luogo comune che sovente porta fuori strada:ovvero che dire la verità sembrerebbe più scomodo e faticoso che dire una bugia. Una convinzione che se non indagata può spingere più facilmente a mentirsi, e quindi a mentire.
Al contrario, è proprio il mentire che alla lunga appesantisce e complica la vita.Il nostro corpo è una”macchina della verità” infallibile. Se diciamo una menzogna sottoponiamo il corpo ad uno stress che è misurabile grazie a diverse alterazioni fisiche: la sudorazione, il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la tensione muscolare che aumentano.
Recenti indagini con la scansione computerizzata delle attività cerebrali ci dicono che quando mentiamo il cervello deve compiere una serie di complesse operazioni che invece gli sono risparmiate quando diciamo la verità.
Sembra dunque, che siamo fatti per essere sinceri. Come dice Amleto ciò che conta più di tutto: “sii vero con te stesso e ne seguirà che non potrai essere falso con alcuno”.
Per gli antichi aztechi noi nasciamo senza faccia, e la faccia, l’identità e credibilità potremmo anche dire, ce la dobbiamo formare, conquistare, a mano a mano che cresciamo. E solo con un volto autentico (dal latino authenticus “autore” “che opera da sé”) saremo capaci di uscire da Tlaltipac, il mondo dei sogni.
Questa metafora potente ci dice che “se stessi” non si nasce ma si diventa,e il nostro volto, “sine cera” dal latino, senza la cera per coprire le crepe, ce lo guadagniamo con la verità
Le crepe,le ferite in quest’ottica, nella società odierna basata su miti di performance e bellezza distorti, vanno dunque viste come solchi inevitabili per mettersi al mondo in maniera più nitida e radicata.
Ogni terapeuta sa bene che una terapia funziona se si è creata una buona relazione e questa si compie se viene garantito sempre il principio dell’onestà. La vita è una terapia continua e le relazioni la cartina di tornasole di ogni cambiamento.
C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che talvolta entra la luce.
“Ciò che deve fare luce deve sopportare di bruciare” (V.Frankl)
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