La forza del lasciar andare: l’atto d’amore del ritornare e fluire

A volte lasciar andare le cose è un atto di gran lunga più potente della difesa o dell’attaccamento (E.Tolle).

Gli alberi d’Autunno che lasciano cadere le foglie ci insegnano questa sottile forza.La stagione dell’anno più consona a questo tema:ciò che non si può trasformare in qualcosa di meraviglioso,bisogna lasciarlo andare. La natura,sa, mentre l’essere umano pensa di sapere.

Bert Hellinger, uno dei massimi esponenti della psicologia sistemica, nel testo “Gli Ordini dell’Amore”ci ricorda:“Se rinunciamo a guidare le cose e quelle,muovendosi,si allontanano da noi,lasciamole andare. Molliamo la presa. Lasciandole per la loro strada ci rendiamo liberi per qualcos’altro”. Esistono”relazioni sospese” che spesso perdurano oltre gli allontanamenti. Veri e propri irretimenti che solo quando visti,cominciano a sciogliersi. Dal rapporto col padre e la madre,alle ferite e traumi della prima fase di vita,il primo passo resta sempre guardare “a chi manca”con clemenza. Perché ciò che spesso rende difficile, per quanto chiara come scelta, il lasciar andare,è proprio ciò che l’altro/a rappresentava per noi,più che la persona in sé con le sue storture e le sue unicità.

Imparare a dare permesso di soggiorno a rancori,tristezze, ai “non detti” e alle promesse/aspettative disattese non solo permette di smussare il proprio narcisismo non visto,che il partner andando via ci riflette, ma di disinnescare gli effetti del suo, sul nostro spazio interno.

Perche’,come ricorda Galimberti,quando si interrompe una storia,non soffriamo tanto del congedo dell’altro,quanto del fatto che,congedandosi da noi,l’altro ci comunica che non siamo indispensabili, e che altri sono preferibili a noi.

A scottare è quell’idea d’amore come stato di passività (per questo si parla di “passione”) dove,per il tempo in cui ci siamo innamorati non affermiamo la nostra identità,ma comodamente,la riceviamo,dal riconoscimento dell’altro.

Non possiamo forzare nessuno ad amarci,li non abbiamo potere né senso;a meno che non ci facciamo piacere, col tempo,pericolose dinamiche manipolatorie controllore/controllato.A perdere vitalità sarebbe ognuno.

Lavorare per diventare persone amabili secondo nostra e giusta misura, si.

Lucidamente.