La disobbedienza digitale: per non diventare schiavi degli algoritmi

“Se hai gli strumenti e le competenze giuste,hai voce, sai distinguere i pericoli in cui puoi incappare, eviti il linguaggio dell’odio,sfrutti le potenzialità del mezzo. Altrimenti sei tagliato fuori”  (Lucia Azzolina).

Nicola Zamperini,autore del libro “Manuale di disobbedienza digitale” ci svela l’economia dei polpastrelli, e gli enormi rischi che ne conseguono dalla psicologia degli algoritmi.Giacché sul digitale, social in primis, tutto è monetizzato.

La tecnologia digitale contribuisce a migliorare la nostra interiorità? Ad acuire i conflitti interiori,le ansie,le ossessioni e le paure di ciascuno di noi? Diremmo di no.C’è qualcosa che stiamo irrimediabilmente modificando o perdendo:la memoria,l’amore,la capacità di concentrazione,la morte,la privatezza;”cose che non sono cose”,oggetti di compravendita,e nemmeno secondari nelle nostre vite.

“Ogni volta che non ricordiamo qualcosa e lo chiediamo a Google, esternalizziamo un processo. Attiviamo un meccanismo di outsourcing cognitivo” ci ricorda l’autore.Una vera e propria “delega” delle nostre funzioni e facoltà alle logiche consumistiche e di “capitalismo della sorveglianza”. Essere prevedibili, ci rende manipolabili, strumenti e al contempo oggetti di consumo e di intrattenimento logorante.

Diventa cruciale dunque,come sfida collettiva del nostro tempo,restare vigili sulle conseguenze della continua cessione della nostra sovranità personale che rischia di realizzarsi senza forza né artifici, ma solo con la nostra ingenua e cieca arrendevolezza.

Imparare ad educarsi allo spazio digitale, oramai imprescindibile per tante valide ragioni, risulta fondamentale.Nell’ennalogo che l’autore ci lascia nel testo, troviamo alcuni simpatici consigli e utili “pratiche di resistenza”,tra cui:

  • Fare dieta da smartphone quattro volte l’anno,una settimana per ogni stagione senza connessione dati.Per connettersi alla natura,a ritmi più naturali.
  • Se si è una coppia non parlarsi sui social. Mai.
  • Sulla metro guardare gli sconosciuti,leggere un libro o fissare il muro della galleria. E’ ipnotico e rilassa più che leggere 100 notifiche.
  • Scattare foto incomprensibili.
  • Taggarsi in luoghi in cui non si è mai stati.

In ultimo, Vivere.