Sembrerebbe una ovvietà,e per certi aspetti lo è. Nella realtà iperaccelerata odierna,in una società che ha demonizzato il dolore e le storture in tutte le sue forme ad appannaggio del culto della”bella immagine”a tutti i costi, in cui si può comprare tutto tranne che l’amor proprio,con credenze,ideologie e stereotipi culturali di lunga data,la mia esperienza da paziente prima,e terapeuta poi,mi indica che non lo è. Affatto.
La psicologia della forma ci insegna che la percezione di uno stesso fenomeno, il modo con cui lo “narriamo internamente” modifica schemi mentali e copioni emotivi.
Prima c’è da capire quanto “attrito” si è disposti a tollerare e notare prima di rompere le vecchie credenze e schemi per allargare la propria comprensione e quindi volontà.
Una volta un paziente mi disse: “Dottore, lo sa, in fondo credo che nel mio disagio ci ritrovavo un certo conforto. Una certa vantaggiosa comodità”. Le interpretazioni lasciano il tempo che trovano.
Se pensiamo alle manipolazioni consapevoli o meno, esplicite ed implicite che la mancanza di responsabilità sul proprio malessere esercita sugli altri e di ritorno su noi,dando meno spazio alla colpa e alla rabbia repressa,ecco allora che il quadro generale cambia. Inevitabilmente.
C’è una differenza cruciale tra il provare dolore e la sofferenza. Nel primo caso è una “reazione fisiologica” che ha le sue fasi ed i suoi tempi, nel secondo, un attaccamento a ciò che si sognava che fosse e che non è stato. Un nutrimento consolante di sofferenza, finché non è abbastanza. Una resistenza al fiume che sa già dove andare e che non ha bisogno di essere spinto.
Il cambiamento è continuo, oltre che inevitabile, per occhi allenati a vedere e meno a proiettare. E non è doloroso,di suo .Solo la resistenza cieca a esso, lo è.
“Quello che il bruco chiama fine del mondo,il resto del mondo chiama farfalla” (Lao Tzu)
Se il bruco sapesse di essere una potenziale farfalla non avrebbe timore della trasformazione.
Se la farfalla sapesse quanto deve la sua vita alla morte del bruco non finirebbe di ringraziare.